domenica 11 dicembre 2016

FATE PRESTO. DATECI UN’ALTERNATIVA DI LIBERTA’, NON LA SOLITA MINESTRA

sole24ore

di STEFANIA PIAZZO – Ha vinto il No. Ma andremo al voto? Ci sono le condizioni, al di là delle pantomime e delle  minacce tattiche, per costruire una vera alternativa? C’è una faglia sismica, è vero, nella politica italiana. Se bisogna “fare presto” come invoca nella memoria del terremoto dell’Irpinia del 1980 il Sole 24 Ore quando lo spread saliva per far cadere Berlusconi, c’è da tremare.

Quanto tempo ci metterà il centrodestra per ricompattarsi? Fate presto! Faccia presto la Lega a dire cosa vuole. E faccia presto la sinistra a tornare dalla parte dei lavoratori. Non dalla parte delle banche e dei loro vertici assolti mentre le famiglie hanno perso tutti i loro risparmi. Faccia il presto la politica che vuole battersi per le autonomie, il federalismo, a far sentire la propria voce. E a costruire alternative come accade in Catalogna!

Se si farà presto come si è  fatto nel dopo-terremoto campano, stiamo freschi. Quando in Italia c’è un’emergenza, a fare presto è il ricompattamento del potere. Allora, mentre tutti festeggiano e fanno la conta dei morti, vediamo cosa ha sempre rappresentato fino ad ora il “fate presto” in Italia. E siccome questa invocazione ricorda il disastro tellurico irpino, partiamo da lì. Da quando la politica si ricompattò grazie alle macerie.

La magnitudo è alta, basta solo rileggere di quanti governi fu composta la mitica legislatura dell’VIII anno irpino domini: sei governi dal 1979 al 1983. La Dc, il Psi, il Pri. Poi la Dc, il Psi, il Psdi e il Pri. Poi ancora Dc, Psi, Psdi, Pri, Pli.

Sei re di Roma: il Cossiga I, il Cossiga II, il Forlani, lo Spadolini, lo Spadolini II, il Fanfani V.

Un record eguagliato, nella storia della Repubblica, solo dalla V legislatura  dal 1968 al 1972, con il Leone II, il Rumor I, il Rumor II, il Rumor III, il Colombo e l’Andreotti.

Si fece il tris sono negli anni del dopo-guerra dal 1953 al 1958 col De Gasperi VIII, il Pella, il Fanfani, lo Scelba, il Segni e lo Zoli.

Ai tempi del “Fate presto” irpino,  c’erano due sottosegretari alla cassa del Mezzogiorno presso la Presidenza del Consiglio. Poi c’era il ministro – senza portafoglio, si fa per dire – per gli Interventi straordinari per il Mezzogiorno.

A seguire, a gestire il “Fate presto” arrivò la IX legislatura dell’anno domini irpino, con il pentapartito diventato sistema di Craxi, dall’83 all’86, in piena ricostruzione. Amato è segretario del Consiglio dei ministri. Pasquale Lamorte è sottosegretario per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno (oggi presidente della Camera di Commercio di Potenza, una delle poche e rare Camere in cui pare si abbia difficoltà a reperire online gli atti deliberati. Pare, dicono, ma figurarsi se è così…., non c’è nulla da nascondere, solo il terremoto Irpino sotterrò cose e persone, ndr); c’è pure un ministro per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno e un secondo sottosegretario per il Mezzogiorno, Nicola Trotta, salernitano, dunque un po’ di casa col sisma. C’era infine Carlo Vizzini, ministro agli Affari regionali, oggi Pdl e presidente della Commissione Affari costituzionali al Senato, sensibile al governo Monti costituendo. Ai lavori pubblici in un momento così critico c’era Gaetano Gorgoni, al quale poi la città di Santa Ninfa, in provincia di Trapani, che nel 1968 fu totalmente distrutta dal terribile terremoto che colpì tutta la Valle del Belice, conferì la cittadinanza onoraria in segno di gratitudine e riconoscenza «per l’impegno determinante da Egli profuso negli anni ’83 – ’87, nella qualità di Sottosegretario di Stato ai Lavori Pubblici, per la ricostruzione dei Comuni della Valle del Belice, tragicamente colpiti dal disastroso terremoto del gennaio 1968». Un altro sisma. Nel Craxi II, dall’86 all’87, nell’Irpinia incompiuta, sottosegretario alla Difesa c’era Giuseppe Pisanu…

Nel Goria I, dall’87 all’88 c’era anche Angelo Sanza, sottosegretario per il Mezzogiorno, democristiano demitiano. Nel 2008 lasciò Forza Italia per aderire all’Udc delle grandi intese. Per 36 anni di attività parlamentare ininterrotta, Sanza ha ottenuto una liquidazione di 337.032 euro, con un vitalizio mensile di 9947 euro. Per la cronaca, nel ’94 fu il primo onorevole della Seconda Repubblica ad essere indagato: avrebbe, infatti, ricevuto 200 milioni di lire dal finanziere Florio Florini, tramite una società svizzera. Il gip però lo prosciolse, in quanto i soldi erano arrivati da una società estera e non costituivano reato. La Procura di Milano fece appello alla sentenza, ma fuori tempo consentito.

E via discorrendo. Insomma, di governo in governo, è la storia della Prima Repubblica che torna con gli stessi simboli e l’eredità politica delle emergenze irrisolte. Non fanno mai presto. Tirano a campare.

Se l’Irpinia e chi la governò rappresentano il paradigma del riscatto italiano davanti all’Europa, aveva ragione Umberto Bossi nel dire che il riposizionamento dei vecchi partiti, passando per il dopo Tangentopoli e il post (quasi) Berlusconismo, non sono un segno di vittoria, non sono una conquista democratica ma l’ennesima anomalia. Che offre alla Lega il vantaggio delle mani libere e del ritorno al territorio, senza vincoli di “buone maniere” dettate da un mandato di governo, che non ha.

Oggi, come allora, si rinviavano le elezioni di governo in governo, il pentapartito con i suoi camper forlaniani amministrava il debito pubblico, i Bot che allora la Lega invitava da Pontida a non acquistare, sono diventati il ricatto dei poteri forti per far tornare l’Italia più suddita e meno sovrana nella politica.

Era l’ottobre di più di 20 anni fa quando ancora profeticamente qualcuno anticipò il tracollo di un sistema basato sulla spesa pubblica finanziata attraverso il debito.

Ecco qua. Dal Corriere della Sera dell’8 ottobre 1992: «Se il quadro politico resta questo – dichiarava un dirigente del Carroccio  ad un quotidiano economico (Marco Formentini, che poi uscì dalla Lega, ndr) – i nostri soldi non varranno più nulla. Proprio per questo è sbagliato prestare nuovi soldi allo Stato. Anche se è doloroso, bisogna creare un’emergenza economica davvero forte che costringa ad affrontare seriamente la questione delle riforme istituzionali».

Il federalismo fiscale. «Per il resto il parlamentare della Lega presenta il suo suggerimento più come un consiglio di buon senso al risparmiatore che come un invito eversivo tipo “sciopero fiscale”. “In questo momento  il cittadino che presta soldi allo Stato lo fa a suo rischio e pericolo. Noi abbiamo il dovere di dirgli che rischia di non vederli più tornare indietro, su questo non c’è alcun dubbio”. (…). Se proprio si vuole essere nazionalisti, si sostenga il sistema delle imprese investendo in azioni di Borsa». Ne scaturì un’interrogazione parlamentare rivolta ad Amato sul caso, il capogruppo dc alla Camera Gerardo Bianco chiese di “conoscere quali iniziative il governo intende adottare dinanzi alle gravi ed irresponsabili affermazioni di esponenti della Lega che sollecitano i cittadini all’inosservanza delle leggi».

Vent’anni dopo, erano l’Europa e i mercati a mettere in discussione i nostri conti, per fini speculativi, minacciando di non comperare più i nostri titoli di Stato. Ma per altri e ben più gravi motivi eversivi. Far governare il potere economico. Di Irpinia ne sa forse poco, ma di potere molto di più. Una volta però non erano così sfacciati da governare senza prima farsi eleggere.



Fonte: http://www.lindipendenzanuova.com/fate-presto-dateci-unalternativa-di-liberta-non-la-solita-minestra/

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