di MARIO DI MAIO – Da decenni ormai il “politicamente corretto” ha deformato la nostra vita tramite una penetrazione silenziosa impalpabile e continua nelle nostre abitudini, servendosi di una comunicazione caratterizzata dall’ uso spregiudicato e scorretto del patrimonio linguistico sfociato nella creazione di una vera e propria terminologia “criminale “. Cosi’ ad es. parole come solidarieta’ e condivisione originariamente espressioni della parte migliore e libera dell’ animo umano, la fratellanza sono diventate simbolo dell’ opprimente totalitarismo di Roma e di Bruxelles, che ci impongono coabitazioni pericolosissime con intere popolazioni non integrabili alla nostra cultura, unitamente a cervellotiche redistribuzioni di risorse tra l’altro quasi mai disponibili a discapito delle piu’ elementari necessita’ di intere categorie di cittadini, a partire dai nostri giovani disoccupati. Ma la terminologia criminale ha conseguenze anche sull’ “antropologia criminale”. E’ noto infatti che in dottrina i delinquenti vengono classificati come occasionali abituali e “per tendenza”.
Ma i penalisti politicamente corretti contestano la terza categoria, cioe’ la piu’ pericolosa, e sostengono che utilizzando i dati statistici “impietosi” si possono criminalizzare intere comunita’ e quindi si tratta di una pericolosa catalogazione “razzista” e per questo non utilizzabile. Ma l’attentato piu’ grave alla liberta’ individuale e non solo e’ proprio l’ abuso del termine “razzista” il cui significato linguistico e’ ben noto ma che oggi viene spesso utilizzato contro chi compie una scelta a favore di qualcuno o di qualcosa: rischia di essere perseguito per discriminazione verso tutti gli altri. Perfino assegnare un premio o una borsa di studio e’ diventato un problema.
Fonte: http://www.lindipendenzanuova.com/siamo-cosi-politicamente-corretti-che-anche-assegnare-una-borsa-di-studio-e-un-problema-rischi-di-essere-razzista/
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