Di Carlo Barbieri
Un imprenditore agricolo di Enna è stato condannato per essersi fatto dare nel 2011 contributi dall’Unione Europea per il grano che avrebbe coltivato su un terreno espropriato fin dal 1977 per costruirci un pezzo dell’autostrada Palermo Catania. In sostanza l’avrebbe seminato sull’autostrada.
Trovo la condanna ingiusta, ed è un peccato che il povero imprenditore in questione non abbia trovato un avvocato in grado di difenderlo come meritava.
Ah, se quell’avvocato fossi stato io…
Tanto per cominciare, avrei detto ai giudici che una condanna avrebbe mortificato l’imprenditoralità di un uomo che aveva semplicemente tentato di importare nell’isola l’idea delle cosiddette “Strade del vino” che fa faville in Toscana. Se lì fanno le strade del vino, perché in Sicilia non si dovrebbe poter fare l’autostrada del grano?
Ma non mi sarei fermato a questo.
Li avrei guardati uno per uno con sguardo d’aquila, mi sarei avvolto nella toga e gli avrei detto puntando il dito sull’imputato: “Ma come, signori della Corte, ci lamentiamo tutti perché gli imprenditori italiani vanno a fare i soldi all’estero, e quando ne troviamo uno come questo, che li fa in casa nostra, lo condanniamo? Ma scherziamo? Pensate che bell’esempio di imprenditorialità in chiave sicula azzoppereste. Una imprenditorialità addirittura ecologica, per la quale avrei pronto pure uno slogan: “Facciamo il grano a km zero. E pure la grana”.
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Fonte: http://www.ultimavoce.it/lautostrada-del-grano/

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