La vittoria in Francia di Hamon alle primarie del Partito Socialista lo candida alle elezioni presidenziali. Benoit Hamon rappresenta l’ala sinistra del Partito Socialista francese, e si presenta in opposizione al blocco che sostiene il governo Hollande e a favore di scelte politiche popolari come il reddito di cittadinanza. Sarà il candidato della gauche che sfiderà, oltre che Fillon, la favorita Marine le Pen del Front National proponendo un’interessante schema nel panorama politico che ha dei lati positivi e dal quale possiamo prendere spunto. Ambo i candidati infatti hanno delle posizioni, a vario livello, di opposizione alle politiche economiche imposte dalla BCE.
Così come sia Trump che Sanders, alle primarie americane, sfidavano l’establishment economico-politico da due punti di vista opposti, così anche in Europa si verifica questo tipo di dualismo tra la sinistra e la destra “radicale” che in modo differente sfidano le politiche calate dall’alto. Con risultati vittoriosi o meno abbiamo avuto: le affermazioni di Podemos in Spagna, l’importante risultato dell’FPO in Austria, i governi Orbàn in Ungheria e del partito “Diritto e giustizia” in Polonia, il tentativo di Syriza in Grecia, l’interessante esperienza dei Pirati in Islanda, quella del M5S in Italia e dell’Ukip in Inghilterra. Nella rivolta contro le élite finanziarie è opportuno creare nuovi tipi di strategie e comprendere qual è il blocco politico di riferimento di queste. I partiti che in Italia definiremmo di centro-destra e centro-sinistra, e che in Europa fanno capo al PPE, al PSE e all’ALDE, sono il blocco politico delle élite.
Queste forze rappresentano il “partito unico diversificato”, di gramsciana memoria, contro di esso bisogna superare il pregiudizio ideologico della sinistra contro la destra e favorire l’affermarsi delle forze che negano le politiche imposte dalla Troika. Non importa che il rifiuto a questa UE venga da sinistra, da destra o da forze di altra estrazione, l’importante è innescare la scintilla che porti alla comprensione dello schieramento degli apparati di potere (finanza, media, mondo della cultura, politica ecc.). Proprio come sta avvenendo negli USA, e cioè che la vittoria di Trump sta smascherando progressivamente l’azione oppressiva e disinformativa del main-stream, del pensiero unico, del politically correct, oltre che l’azione malevola del governo Obama e dei Democratici che lo hanno sostenuto.
In altri periodi storici la necessità contingente della cacciata dell’invasore ha fatto in modo che si creassero dei fronti uniti come tra nazionalisti e comunisti in Cina col Kuomintang, o come nella Germania degli anni ’30 dove la Repubblica di Weimar soggetta ai mercati internazionali era assediata dalle bandiere rosse del KPD e dell’NSDAP contrapposte tra loro. Infatti lo stesso potere che mina i popoli col divide et impera gioca alla contrapposizione politica (vedi teoria opposti estremismi) col risultato unico di rimanere sempre in piedi. Allo stesso modo, anche se non alleate in modo organico tra loro, le forze anti-sistema devono poter agire sulla base di presupposti diversi, con l’obiettivo finale della cacciata del dominio dell’economia finanziaria. Il totalitarismo bancario è una forma oppressiva di nuovo tipo.
Ad esso le società di comunicazione e marketing, i media, e il dominio di certa “brutta” arte e cultura sono molto più funzionali dell’azione politica. I governi oramai, soprattutto nell’Europa occidentale, sono dei passacarte della BCE, del FMI e di tutta l’aristocrazia finanziaria che vi sta dietro. Una nuova tirannide molto più pervasiva di quelle precedenti, perché invade direttamente le coscienze, con le armi dell’omologazione del pensiero, col dominio della lingua inglese, col feticcio del progresso tecnologico, e con l’imposizione persino dei gusti alimentari. L’impresa è ardua e comunque questo sarebbe solo un primo passaggio verso il recupero della sovranità politico-economica delle diverse comunità nazionali. Sono diversi i punti che i partiti anti-establishment possono portare a segno.
Abbiamo parlato di politiche sociali con l’affermazione di Hamon nel Partito Socialista francese, abbiamo avuto la storica Brexit, ma sono interessanti le posizioni anti-NATO del Front National, quelle per l’uscita dall’Euro dei Pirati e del M5S, quelle a favore di una regolamentazione della questione immigrazione dell’FPO austriaco, o la rivisitazione delle prerogative dello Stato di Israele da parte dei partiti nazionalisti dell’est Europa. Ripensare la politica in modi innovativi, formulare le idee che ne stanno alla base in chiave non ideologica, ragionare su possibili scenari strategici che scompaginino le carte in tavola ai nostri governanti, ideare nuovi modelli comunitari ed economici, sono queste le sfide del presente.
Roberto Siconolfi
L'articolo Hamon e Le Pen: le presidenziali in Francia sono un derby tra euroscettici sembra essere il primo su Il Conservatore.
Fonte: http://www.ilconservatore.com/esteri/hamon-le-pen-le-presidenziali-francia-un-derby-euroscettici/
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