di DAVIDE LOVAT – I grandi scismi avvenuti nella Chiesa fondata da Gesù Cristo in capo a Pietro e agli apostoli, sotto il presidio di Maria con la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste, hanno avuto tutti una base storico-politica contingente che potremmo definire causa accidentale e una base antropologico-culturale che ne rappresenta la vera causa prima: essa riguarda l’essenza profonda dei popoli che vi aderirono di volta in volta.
Per esempio, le genti slave aderirono in gran parte allo scisma ortodosso dell’XI secolo dopo un conflitto che durava ormai da quattro secoli e che concerneva questioni teologiche ed ecclesiologiche note agli studiosi, ma più in profondità aveva a che fare con il diverso modo di organizzare la struttura familiare, sociale, giuridica e politica rispetto al “mondo cattolico” da parte del “mondo slavo” che era andato a strutturarsi progressivamente in quei secoli, uscendo dalla barbarie precedente; quando il processo antropologico-culturale di formazione di un “mondo slavo” ben connotato fu maturo, anche lo scisma da tanto tempo latente nella corte bizantina poté consumarsi.
Ancora, gli anglosassoni aderirono all’eresia protestante di Lutero oppure a quella di Calvino, ma anche lo scisma anglicano avvenne nel XVI secolo; i presupposti storici e politici furono diversi per le tante componenti della galassia protestante, ma comune fu il periodo perché comune fu la base antropologico-culturale: si era venuto a formare ormai un “mondo anglosassone” che divergeva dal “mondo cattolico” per il modo di concepire la vita sociale, dal diritto civile al diritto familiare al modo di stare in comunità, fino al modo stesso di concepire l’essere umano nel mondo e rispetto alla divinità, cosicché quando le differenze e i confini geopolitici furono definiti anche lo scisma maturò come naturale conseguenza.
Oggi è il “mondo latinoamericano” che ha preso una sua forma specifica dal punto di vista politico, economico, sociale e anche religioso, dopo cinque secoli dalla colonizzazione e dopo circa due secoli dal processo di indipendenza da Spagna e Portogallo. Esso va verso una nuova dottrina di origine cristiana che mischia, con elementi del cattolicesimo coloniale, il protestantesimo con il marxismo.
L’America Latina ha concretizzato solo negli ultimi 40 anni la sua specificità antropologico-culturale e perfino teologica (la “teologia della liberazione” condannata da san Giovanni Paolo II con i noti documenti Libertatis nuntius e Libertatis conscientia, condanna mai accettata dai suoi esponenti), uscendo dalla condizione di colonia culturale dell’Europa per diventare finalmente un continente a se stante, cosicché oggi siamo in presenza di uno scisma strisciante fondato su un’eresia già conclamata e condannata – il cattomarxismo della teologia della liberazione – che è scaturita in modo naturale dal continente sudamericano, dove anche politicamente imperversano populismi fondati sul socialismo, sull’ecologismo (il culto ancestrale precolombiano della Pacha Mama, che è la “dea Terra”, la Gea dei greci), sul terzomondismo, sulla lotta di classe marxista aggiornata e rivisitata in ottica mondialista.
Non serve ribadire che in questa fase storica hanno un leader molto in vista, i vescovi e i cardinali di quelle terre, e la loro visione del cristianesimo trova proseliti anche in Europa presso quella parte della Chiesa che fu affascinata dalle stesse tematiche sociali e politiche, a partire dal Sessantotto. Gli elementi per lo scisma ci sono tutti: primo, perché una corrente politicamente importante, sia dentro il clero che nella società, aderisce a una nuova interpretazione della dottrina cristiana, diversa nei fondamenti da quella tradizionalmente praticata – per due millenni – nella Chiesa Cattolica; e secondo perché, come per gli slavi e per gli anglosassoni a suo tempo, quello dei latinoamericani è innanzitutto un processo di evoluzione socioculturale di vaste dimensioni, con base territoriale e quindi geopolitica omogenea, che poi si traduce anche, tra le altre cose, in una elaborazione teologica potenzialmente scismatica.
Nei casi precedenti della Storia della Chiesa tutti gli eretici e gli scismatici si sono sempre scagliati contro i cattolici legati alla Tradizione apostolica, dicendo di essere i “veri cristiani”, accusandoli di tradire “il vero spirito del Vangelo” che ovviamente è quello nuovo da loro scoperto; e così è anche oggi, come si evince dalle reazioni degli esponenti dell’avanguardia di questa “chiesa ecumenica liberazionista” alle proteste, o anche alle garbate critiche, di chi evidenzia l’eterodossia delle spinte innovative provenienti da quel mondo.
Il futuro ci dirà cosa succederà durante e dopo l’attuale pontificato di Francesco I°, ma non saranno le questioni dottrinali a causare uno scisma; esse ne saranno al massimo il pretesto e la giustificazione. In Sud America è infatti conclamata la crisi del cattolicesimo, con un crollo verticale del numero dei fedeli che passano all’ateismo o alle chiese evangeliche e ciò dipende dalla particolare evoluzione sociale e culturale di quel continente. Ancora una volta il peso dell’antropologia culturale nelle scelte religiose si dimostra molto maggiore della comprensione delle questioni teologiche e dottrinali da parte della massa, e il “mondo latinoamericano” oggi sembra essersi definitivamente costituito come realtà propria, psicologicamente emancipata dalla radice europea.
Le conseguenze in ambito ecclesiastico e religioso potrebbero essere automatiche.
Fonte: http://www.lindipendenzanuova.com/chiesalo-scisma-strisciante-che-arriva-dallamerica-latina-e-che-ha-un-leader-piuttosto-importante/
Nessun commento:
Posta un commento