Visto che io vengo a sapere le cose con almeno un giorno di ritardo, vorrei spendere oggi due parole sul nuovo governo insediatosi (o forse devono ancora giurare, boh) a Palazzo Chigi: TUTTO OK.
È che, avendo rinunciato alla televisione, le notizie del giorno mi vengono – poco – puntualmente fornite dai “social network”, quindi dalla meglio gioventù e dalla peggio umanità che li occupano. Questo approccio un po’ svogliato al mondo e alla società ha il piacevole vantaggio che in poche schermate ho una panoramica delle principali notizie del giorno – prima – e le stesse sono già commentate, talvolta in modo intelligente o divertente, talvolta in modo disinformato o banale (perlopiù la seconda).
La ricostruzione dei fatti è la seguente: avendo Renzi concentrato il referendum sul proprio operato ed essendo stato poderosamente bocciato dagli esiti dello stesso, il segretario PD ha rassegnato le sue dimissioni a Mattarella. Quest’ultimo, eletto in barba al “Patto del Nazareno” dal solo PD proprio per le sue virtù politiche di scarsa personalità, inattivismo e neutralismo, si è trovato di fronte ad una grande sfida, per un uomo del suo imobilismo: decidere qualcosa.
Ora, non so se abbia deciso in totale autonomia o se si sia fatto consigliare da qualche membro del governo dimissionario (perfettamente legittimo), ma, a mio modesto parere, non ha scelto male e, per argomentare, mi rifarò alle rimostranze presentate dall’utenza dei “social”.
Renzi bis
Renzi ha incentrato sulla sua figura la campagna referendaria. Non lo avesse fatto e avesse perso, nessuno avrebbe potuto chiederne le dimissioni, ma lo ha fatto e si è giustamente dimesso. Rinominarlo sarebbe stata una presa in giro nei confronti della cittadinanza e la stessa immagine del segreario “dem” ne sarebbe stata inficiata.
Governo tecnico
Questa sarebbe stata una scelta per certi versi ragionevole: un governo tecnico avrebbe potuto traghettare le camere fino all’approvazione di una nuova legge elettorale, chiudere le pratiche legislative aperte dall’attuale parlamento e tornare nelle ombre da cui sarebbe stato evocato. Non avrebbe avuto nemmeno il problema delle finanze pubbliche da sanare, quindi provvedimenti impopolari non avrebbero intasato l’ordine del giorno. Tuttavia, la “parentesi Monti” è ancora troppo prossima per essere dimenticata e l’esperienza di un governo nato tecnico e divenuto politico con la sigla di “Scelta civica” non è stata proprio tra le più equilibrate.
Elezioni anticipate
Altro spauracchio sventolato a giorni alterni da opposizioni di ogni epoca e colore a causa della sua aurea benefica di “legittimazione popolare” è però una scelta senza grandi fondamenti per due motivi:
- il governo non si è sciolto a seguito di una sfiducia delle camere: la maggioranza, che si è spaccata sul quesito referendario, resta però compatta sul programma di governo. Un nuovo esecutivo che proseguisse l’opera del precedente, godrebbe dello stesso sostegno parlamentare che ha appoggiato Renzi e Letta in questi anni;
- non si è ancora capito con quale legge elettorale si andrebbe al voto: la Legge Calderoli (frutto di trattative con UDC e AN, non dimentichiamolo) pare faccia schifo a tutti e per approvarne una nuova o anche solo per riadottare la Legge Mattarella (quella cacata) i tempi di allungherebbero oltremodo
Diciamocelo, alla fine Gentiloni non è poi così male: ha sempre mantenuto un profilo rispettoso ed istituzionale, non ha infranto accordi con alleati politici, parla un inglese abbastanza fluente, ci ha risparmiato l'”hashtag” #matteostaisereno e non ha un passato da lupetto dei “boy scout”. Poi politicamente – e soprattuto in materia di Europa – ha idee diametralmente opposte alle mie, che quindi combatterò fino alla morte di uno dei due, però quella è la maggioranza parlamentare che le urne hanno sancito e quella ci tocca. Almeno fino alla sfiducia o a una nuova legge elettorale.
Walter Quadrini
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Fonte: https://iltalebano.com/2016/12/13/il-governo-gentiloni-ha-piu-senso-di-quanto-pensiate/
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