Moody’s taglia l’outlook italiano da stabile a negativo. Erano anni ormai che le famigerate e spesso criticate agenzie di rating non riducevano le prospettive economiche del nostro Paese. Ma le crisi di governo, si sa, non piacciono affatto alle istituzioni finanziarie. La decisione di ieri sera, che arriva a poche ore dalle dimissioni di Renzi formalizzate dal Quirinale, appare come una sorta di campanello d’allarme per un futuro declassamento del nostro rating, che per ora viene confermato a ‘Baa2′. A pesare sul giudizio di Moody’s, si legge in una nota, sono i lenti progressi nelle riforme, le cui prospettive sono ulteriormente diminuite con la vittoria del No al referendum.
Per non parlare poi dell’altra urgenza del nostro paese, le banche, su cui Moody’s vede un fattore di notevole rischio, con il sistema del credito italiano che ha bisogno – si sottolinea – di una significativa ricapitalizzazione da parte del governo. Ricapitalizzazione senza la quale il sistema potrebbe entrare ancor più in difficoltà.
Nonostante i mercati finanziari stiano reagendo positivamente all’incertezza politica di queste ore, spiazzando di fatto tutti gli analisti – leggi qui le cause – quello di ieri è tuttavia un avvertimento da non sottovalutare: l’eventuale riduzione del rating italiano, per quanto possa essere politicamente criticata e messa in discussione, potrebbe avere degli effetti pratici sul nostro debito pubblico. Ci sono infatti dei limiti di rating sotto il quale alcuni fondi (come i fondi pensione) non possono più acquistare titoli di Stato di un Paese, a causa di alcune regole finanziarie a cui devono sottostare. Si tratta certo di uno scenario molto lontano e di difficile attuazione, ma è da tenere in considerazione fino a quando non si rivedranno alcune regole, cosa che peraltro è nelle intenzioni del Partito socialista europeo. Lo stesso presidente della Bce, Mario Draghi, qualche tempo fa ha sostenuto che come sia importante “imparare a vivere senza le agenzie di rating”.
C’è poi un’altra agenzia internazionale, Fitch, che vede nel voto del 4 dicembre e nelle dimissioni del premier Matteo Renzi maggiori rischi per un declassamento del rating italiano. In questo caso, l’agenzia americana identifica tra le sfide chiave in Italia identifica “la creazione di un governo stabile, la revisione della legge elettorale e la ricapitalizzazione del settore bancario, oltre alla riduzione del debito/Pil”.
Fonte: http://www.unita.tv/focus/la-bordata-di-moodys-le-prospettive-italiane-sono-negative/
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