mercoledì 7 dicembre 2016

Che cosa ha detto Matteo Renzi alla direzione Pd

CONFERENZA STAMPA SUI 1000 GIORNI DI GOVERNO

Non ha escluso un suo reincarico. Ha invocato un governo di responsabilità nazionale con tutti dentro. Ha lanciato messaggi indiretti in particolare a Forza Italia. E comunque, si vada al più presto possibile al voto. Questo è quello che Matteo Renzi ha detto, o ha lasciato intendere, durante la direzione del Pd, prima di salire al Colle per le dimissioni e dopo aver incassato la fiducia al Senato sulla legge di bilancio con 173 sì.

IL SUCCO DEL DISCORSO

O tutti o nessuno. Si potrebbe riassumere con queste poche parole il contenuto del discorso pronunciato da Matteo Renzi nel corso della direzione Pd di questo pomeriggio. Prima di salire al Quirinale – per rassegnare formalmente le dimissioni nelle mani di Sergio Mattarella – l’ormai quasi ex presidente del Consiglio è intervenuto di fronte ai compagni di partito per indicare le sue priorità in vista dell’imminente crisi di governo.

ZERO DUBBI

Senza cravatta e con la camicia sbottonata, Renzi ha lasciato spazio a pochissimi dubbi. “Non abbiamo paura della democrazia e dei voti”, ha esordito l’ex sindaco di Firenze, che si è poi rivolto agli altri partiti: “Se vogliono andare a votare lo dicano chiaramente. Noi siamo pronti”.

IL NUOVO GOVERNO

Altrimenti – ha argomentato – anche gli altri dovranno assumersi la loro quota di responsabilità nel dar vita a un nuovo esecutivo: “Se vogliono un governo che affronti la questione della legge elettorale e i prossimi decisivi appuntamenti internazionali, il Pd si assumerà la sua responsabilità”. Ma non lo farà da solo: la maggioranza che lo sosterrà dovrà essere, a suo avviso, molto più ampia dell’attuale.

O TUTTI O NESSUNO

Tutti i gruppi parlamentari”, ha scritto testualmente nella enews inviata poco prima dell’intervento in direzione. Una frase che la dice lunga sulla sua voglia di andare al voto il prima possibile: arduo, infatti, immaginare un governo sostenuto da tutto il Parlamento, dal Pd al M5S fino alla Lega e a Sinistra Italiana. Che questo sia il suo reale obiettivo appare confermato anche da un altro passaggio della sua enews: “Non sono io a decidere ma devono essere i partiti – tutti i partiti – ad assumersi le proprie responsabilità. Il punto non è cosa vuole il presidente uscente ma cosa propone il Parlamento”.

RESPONSABILITA’ NAZIONALE

Il motivo di questa strategia – o tutti o nessuno – Renzi lo ha spiegato in direzione. Responsabili sì ma non in solitaria o con pochi compagni di viaggio, per evitare poi di subirne le conseguenze quando si tornerà a votare: “Abbiamo già pagato il nostro prezzo alla solitudine della responsabilità. Anche tutti gli altri adesso devono assumersi la loro”.

I SILENZI

Nessun riferimento, invece, al tema della guida del partito che nelle ultime ore si era ipotizzato potesse voler lasciare. Così non è sembrato, invece, oggi: Renzi vuole cercare di imporre la sua agenda e nel frattempo uscire dal mirino dei riflettori, anche per mettere un freno alla sovraesposizione mediatica cui si è sottoposto nelle ultime settimane di campagna elettorale. “Domattina ho un torneo di playstation con miei figli”, ha scherzato. E poi – quasi a voler rimarcare il suo buon umore – ha aggiunto: “Tornerò a casa anche per festeggiare gli 86 anni della mia nonna più giovane. Ragazzi, ringraziate gli anziani”. Un chiaro riferimento, quest’ultimo, al voto degli over 60, l’unico a premiarlo nel referendum di domenica.

CHI ANDRA’ ALLE CONSULTAZIONI

Alle consultazioni che inizieranno presumibilmente tra domani e venerdì Renzi, comunque, non parteciperà. Almeno non in prima persona. Il Pd sarà infatti rappresentato da una delegazione formata dal vicesegretario Lorenzo Guerini, dal presidente Matteo Orfini e dai capigruppo di Camera e Senato Ettore Rosato e Luigi Zanda. Una scelta abbastanza irrituale per un segretario di partito – dettata anche dal fatto di rimanere comunque in carica seppur da dimissionario – dalla quale sembra emergere la sua strategia di fondo: rimanere segretario ma senza esporsi troppo politicamente e mediaticamente. Per poi puntare a ricandidarsi alla presidenza del Consiglio quando si tornerà alle urne. Che, a questo punto – salvo accordi difficili da ipotizzare – non appaiono più così lontane.




Fonte: http://formiche.net/2016/12/07/matteo-renzi-governo-tutti-urne-vicine/

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