Non c’è l’incarico stasera e forse non ci sarà nemmeno domani. Un piccolo rallentamento, insomma, per dissipare tutti gli equivoci.
In estrema sintesi – a quello che trapela – la causa di questo rallentamento della dirti dipende secondo il Colle dal fatto che il Pd non abbia fatto un nome, e neppure una “rosa”: come può il capo dello Stato affidare l’incarico ad un esponente del principale partito? Sulla base di cosa può escludere il rinvio alle Camere del governo Renzi?
Non si tratta di una questione formale. Ma dell’effetto di una sorta di incomprensione fra Quirinale e Nazareno, per meglio dire Palazzo Chigi.
E tuttavia non sembra un problema insormontabile, se è vero com’è vero che anche al Colle il nome di Paolo Gentiloni resta il più forte: è successo mille volte che nel bel mezzo di una crisi di governo mancasse qualche dettaglio, qualche parola.
Il Pd d’altronde non cambia linea e si affida completamente alle decisioni del Presidente. Essendo venuta clamorosamente a cadere la proposta di un governo di responsabilità nazionale, il partito di Renzi è assolutamente disponibile a un governo per le emergenze più vistose (Mps, legge elettorale, impegni internazionali) prima di andare alle elezioni nei prossimi mesi.
Dagli alti partiti nessuna novità, se non l’insistita disponibilità di Berlusconi a partecipare alle trattative per una nuova legge elettorale.
La crisi comunque imbocca l’ultima curva: se la macchina non sbanda, domani o forse lunedì mattina avremo l’incarico di formare il nuovo governo.
Fonte: http://www.unita.tv/focus/ce-un-rallentamento-ma-gentiloni-resta-in-pole-position/
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