Boss ucciso, salta la messa ma è polemica

In una piccola città della Puglia si è scatenato il putiferio dopo la decisione del parroco di eseguire il funerale di un boss ucciso. La celebrazione è stata poi annullata.

La piccola città di Grumo Appula, in Puglia è finita inaspettatamente al centro delle notizie di cronaca di questi giorni. Il motivo è la decisione da parte del parroco del paese, don Michele Delle Foglie che aveva deciso di celebrare il funerale di un importante boss mafioso della zona. Il boss si chiamava Rocco Sollecito, era originario della provincia di Bari ed è stato ucciso nel maggio scorso in Canada.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

La celebrazione funebre era stata prevista inizialmente per le 18:30 di oggi, ma in seguito il questore ne aveva ordinato lo spostamento alle sei di mattina per motivi di ordine pubblico. Ma alla fine si è deciso di annullarla del tutto. Il motivo principale è stata la presa di posizione da parte dell’arcivescovo di Bari che aveva preso le distanza dalla decisione di don Michele tramite una lettera dai toni decisamente forti. In questa lettera, non solo veniva contestata la scelta del prete di Grumo Appula, ma gli veniva chiesto anche di ritornare sui propri passi e di non celebrare le esequie, cosa che in effetti è successa. La messa è stata infatti annullata, e questo a prescindere dalla massiccia presenza di carabinieri e polizia, intervenuti sul posto per evitare che la situazione degenerasse. Il loro intervento non è stato necessario, dato che nessuno si è presentato per l’orario previsto causa cancellazione del funerale. Don Michele ha affermato di aver deciso di cancellare la celebrazione funebre per rispetto delle decisioni dei suoi superiori ma che avrebbe avuto intenzione di celebrare perché “i funerali ricordano e non onorano”. In seguito, tramite alcuni suoi collaboratori, ha affermato di avere intenzione di rivolgersi a Papa Francesco per essere ricevuto in quanto si ritiene un figlio addolorato. Nella bufera si è inserito anche il sindaco del paese che ha chiesto all’arcivescovo la rimozione di Don Michele ritenuto incompatibile con la zona in cui opera.

Non è il primo caso che finisce agli onori della cronaca per casi che riguardano la Chiesa e la criminalità organizzata. Un malcostume che sembra non avere intenzione di scomparire.

 

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