Fonte: http://www.youtube.com/watch?v=hpNTc_x7Svc
Spesso ci rechiamo alle urne senza riflettere a sufficienza sul nostro reale orientamento politico e sui partiti che meglio potrebbero rappresentarlo, sia a livello locale che nazionale.
sabato 31 dicembre 2016
Giusi Nicolini: “Così si alimenta l’odio”
“Queste soluzioni sembrano pensate per alimentare l’odio e non per risolvere problemi gravissimi delicatissimi che meriterebbero una svolta a livello europeo”
Lo ha detto la sindaca di Lampedusa, Giusi Nicolini, in questa intervista a Radio Popolare commentando il giro di vite del Governo contro i migranti senza documenti. Il ministro dell’Interno, Minniti ha promesso che raddoppierà il numero di irregolari che verranno espulsi e ha annunciato l’apertura di 20 Cie (Centri di Identificazione ed espulsione).
Strutture che, come spiega Roberto Maggioni in questo servizio, non sono mai riusciti ad assolvere al loro compito
“Un grande passo indietro” protesta Nicolini.
“E una contraddizione: una delle cose migliori del Governo Renzi è stata la legge sul caporalato, un obiettivo grandissimo per la lotta allo sfruttamento lavoro e alla clandestinità”.
“La vicenda Amri dimostra quanto sia difficile e poco perseguibile la soluzione dei Cie e la promessa del rimpatrio, una soluzione motivata dall’esigenza di dare una risposta alle forti tensioni e preoccupazioni aggravate dopo questo atto terroristico (l’attacco di Berlino, ndr)
La soluzione, invece, afferma Giusi Nicolini “è una politica nuova sull’asilo. Chi ha diritto di asilo non deve morire per questo, non deve essere vittima della criminalità organizzata”.
“Tutti dobbiamo darci da fare perché l’Italia, l’Europa non diventi una macchina che costruisce odio” è la preoccupazione di Nicolini “dobbiamo saper affrontare una sfida che nei prossimi 20 anni sarà sempre più grande e farlo con determinazione, coraggio e responsabilità”
Ascolta l’intervista con Giusi Nicolini
giusi-nicolini-31-diembre-2016
Fonte: http://bbb.radiopopolare.it/2016/12/giusi-nicolini-sindaca-lampedusa-espulsione-immigrati-apertura-cie-cosi-si-alimenta-odio-governo-gentiloni-ministro-interno-minniti/
Dieta post Natale, per sentirsi più leggeri (con la coscienza)
Dieta post Natale: ecco alcuni consigli semplici e veloci per depurarsi dopo le mangiate senza sosta delle feste natalizie
Stiamo per dire ufficialmente addio al 2016. E con lui, salutiamo anche le feste natalizie, le cene, i pranzi senza fine, i panettoni, i pandori e ogni scusa utilizzata per mangiare quel fico secco in più. Ovviamente dopo la mezzanotte di questa sera. Fino ad allora possiamo ancora dedicarci a far fare tanto movimento alle nostre mascelle.
Da domani, con il nuovo anno, ricomincerà la nostra routine, la nostra vita fatta di impegni e nuovi propositi. Tra questi, sicuramente vi sarà quello di dimagrire questi chili in più che sono stati presi a causa della nostra ingordigia e rilassatezza natalizie. Già solo a pensare alla dieta si diventa un po’ più depressi e tristi ma tanto abbiamo ancora 24/48 ore di svago. Poi, dovremo trovare tanta motivazione e voglia di seguire una dieta per eliminare quei due tre chili che si sono andati a posizionare nei nostri fianchi e depurarsi di tutto ciò che abbiamo divorato e assaporato durante queste feste in modo da eliminare pancia gonfia, pesantezza e gli inevitabili segni lasciati da questi pranzi e cene senza sosta per poterci godere nuovamente l’epifania sentendoci più liberi e leggeri di appagare la nostra gola con il pranzo che segna la fine ufficiale delle festività natalizie e la prima mangiata del 2017 in tutta tranquillità.
Questi i consigli che possono aiutarci a farci sentire più leggeri e meno gonfi dopo le feste.
Generalmente, per depurarci occorre mangiare per qualche giorno molta verdura e frutta, ovviamente bere molta acqua ed evitare piatti particolarmente conditi, fritture, carboidrati. Questo è ciò che sempre ci viene raccomandano per approcciarci ad una corretta alimentazione e ad uno stile di vita sano. Magari alcuni non sanno che tra le verdure, occorre dare soprattutto il via libera a quelle a foglia verde (insalata, sedano, spinaci, cicoria) le quali, essendo ricche di clorofilla, aiutano l’organismo a disintossicarsi da tossine e metalli pesanti, ai carciofi che hanno un effetto diuretico e aiutano a depurare il fegato, ai broccoli, ricchi di sostanze che aiutano a disintossicare l’organismo e le barbabietole che attraverso le vitamine B e C, lo zinco, il magnesio, il ferro e il betacarotene purificano il corpo. Per questi giorni in cui si decide di effettuare questa dieta depurativa, gli unici alcolici ammessi sono le tisane! Niente vino, liquori, cocktail di ogni genere, niente di niente. Solo tante tisane, consigliatissima quella al finocchio, litri di acqua, possibilmente “corretta” con un po’ di succo di limone che aiuta anche quest’ultimo ad eliminare le tossine dal proprio corpo.
Questi sono dei piccoli accorgimenti che possiamo utilizzare dopo aver messo a dura prova il nostro corpo e le nostre coscienze e ritrovare la giusta energia per affrontare al meglio, più carichi, più leggeri e meno pesanti, questo anno che verrà e che porterà con sé i soliti stress e impegni che caratterizzano il nostro quotidiano.
Ma ci possiamo pensare tranquillamente da domani. Anzi, siccome sarà domenica, pensiamoci lunedì e siamo tutti più tranquilli.
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Fonte: http://www.ultimavoce.it/dieta-post-abbuffate-natalizie/
Anna Falcone, Né Pd né M5S, esiste un nuovo spazio politico che nasce dal basso e dalla società civile
Quando le si chiede del governo Gentiloni, scuote la testa. Incredula. “Sorprende l’autismo politico che promana la reiterazione di potere: nessuna presa di coscienza del significato del voto del 4 dicembre, nessun cambio di rotta, nessun tentativo di ricucire il rapporto di fiducia con i cittadini perché è quella la prima frattura democratica da colmare per rilanciare il Paese”. Avevamo lasciato Anna Falcone, la combattiva avvocata cassazionista, nella campagna elettorale per il No al referendum sulla Costituzione; la ritroviamo ancora in prima fila all’assemblea del prossimo 21 gennaio quando i “Comitati per il No” proveranno a lanciare una proposta nazionale: “Molti, se non tutti, ci chiedono di andare avanti per rilanciare l’azione politica su un doppio binario: attuazione della Costituzione e riaffermazione dei diritti sociali, a partire dal lavoro. Per questo abbiamo già annunciato il nostro impegno per il prossimo referendum sul Jobs Act”. Si intravede uno spazio politico tra il M5S e il Pd, che nasce dal basso e dalla società civile. Anna Falcone non ha dubbi: “Se la Sinistra è ancora il luogo del futuro, della partecipazione, dell’orizzonte democratico del domani non può sottrarsi a questa sfida, ma deve abbandonare rigidità, frammentazioni e ritualità del passato che l’hanno portata a collassare su se stessa ed a perdere il contatto con buona parte della sua base elettorale”.
Partiamo dal 4 dicembre. Qual è il segnale principale che si evince da quel voto? Come si spiega una così alta affluenza?
I cittadini partecipano al voto quando hanno la possibilità di incidere realmente sulla res publica, così come è stato sulla Costituzione. Al contrario, l’astensione aumenta quando il consenso è direzionato verso opzioni chiuse e non soddisfacenti. Dal 4 dicembre giunge un messaggio di grande partecipazione unito al desiderio di libertà e “liberazione” dalle vecchie pratiche della politica politicante.
Una vittoria della Costituzione ma anche un chiaro segnale politico di sfiducia nei confronti del governo Renzi, il quale è stato costretto a dimettersi. E’ stato un voto politico?
Il contesto politico influenza sempre i referendum ma la motivazione principale che ha spinto i cittadini alle urne è stato il voto “per” la Costituzione e non “contro” il governo Renzi. Il nostro “Comitato per il No” ha rifiutato ogni tentativo di strumentalizzazione e personalizzazione politica del voto, respingendo al mittente la strategia renziana e puntando all’informazione sulla riforma e sui suoi effetti di indebolimento del sistema democratico. Ciò detto, è innegabile che il governo Renzi abbia deluso molti prima del voto, per il fallimento delle sue politiche sociali ed economiche, e continui a deludere adesso, per l’assoluta incapacità di fare un’analisi obiettiva e costruttiva della bocciatura referendaria.
Siamo al tramonto del renzismo o è ancora presto per sancire la sua fine?
Non so se siamo di fronte al suo definitivo declino, di certo la sua sconfitta non è stata un problema di comunicazione – come sostiene Renzi – ma di contenuti. Aggiungerei di umiltà e di coerenza con la matrice progressista a cui il Pd dice di ispirarsi. Invece di ascoltare la disperazione popolare, si è cercato prima di demolire, con le riforme sul Jobs Act o la “buona scuola”, quei diritti – appunto il lavoro, l’istruzione, la salute – che rendono i cittadini protagonisti e soggetti liberi di uno Stato di diritto, poi di approfittare di quella stessa disperazione per estorcere un voto su una riforma della Costituzione, su cui la propaganda renziana spostava la causa di tutti mali del Paese. Gli italiani non ci sono cascati e, con grande coraggio e dignità, hanno saputo dire No a questa riforma truffa e ne hanno approfittato per rilanciare quei valori costituzionali che rappresentano, al contrario, l’ultimo baluardo per la difesa dei loro diritti sociali, civili e di libertà. Il programma della nostra democrazia è scritto tutto lì.
Il governo Gentiloni è un Renzi bis? E, secondo lei, quanto durerà?
Lo è nei fatti e nella fonte da cui promana la sua legittimazione. Del resto, abbiamo sempre sostenuto, e i fatti ci danno ragione, che la vittoria del NO non avrebbe determinato alcun stravolgimento politico: viste le maggioranze in Parlamento e la solida supremazia renziana nel Pd, non sarebbe stato possibile aver alcun governo non sostenuto da Renzi. Siamo alla copia di un vecchio governo caratterizzato sempre dagli stessi limiti. La modernità e il futuro del Paese viaggiano su altre corde e non può che passare dalla progressiva attuazione di una democrazia partecipativa: quello di cui il governo ed i poteri che lo sostengono hanno più paura. Forse hanno ragione.
Passiamo alla legge elettorale. Il Pd ha proposto il Mattarellum, un sistema maggioritario che favorisce le coalizioni. Che ne pensa? La convince la proposta?
Sicuramente visto l’esito referendario, il Parlamento ha il dovere di dare agli italiani una legge elettorale nuova che rappresenti un salto di qualità e una discontinuità rispetto al passato. Non più solo e prioritariamente la governabilità – il che sarebbe in contrasto con il principio sostenuto dalla Corte costituzionale nella ormai nota sentenza n. 1/2014 che dichiarato la parziale incostituzionalità del “Porcellum” – ma soprattutto una legge elettorale che responsabilizzi gli eletti nei confronti dell’elettorato, non che ne vincoli il mandato all’obbedienza verso il segretario/presidente del partito da cui dipende la rielezione. E andando oltre, una legge che consenta agli elettori di scegliere i propri rappresentanti e partecipare alla selezione delle candidature. La governabilità passa, innanzitutto, dalla qualità dei nostri rappresentanti e dalla capacità di lavorare insieme per il bene dal Paese, al di là delle convenienze politiche e dai desideri del “capo”.
Il prossimo 21 gennaio si terrà a Roma un’assemblea pubblica nazionale a cui parteciperanno tutti i comitati territoriali del “No” alla riforma. Qual è la proposta politica in discussione?
Siamo un’organizzazione plurale e democratica: decideremo insieme su come proseguire e su quali priorità. Insisto: molti, se non tutti, ci chiedono di andare avanti per rilanciare l’azione politica su un doppio binario: attuazione della Costituzione e riaffermazione dei diritti sociali, a partire dal lavoro. Per questo abbiamo già annunciato il nostro impegno per il prossimo referendum sul Jobs Act promosso dalla Cgil.
Un bel salto per i comitati del No: dalla difesa della Costituzione alle questioni riguardanti il lavoro e la precarietà…
L’attuazione di un modello pienamente democratico passa dall’attuazione dei diritti fondamentali e dalla garanzia dei diritti sociali, prima ancora che dagli equilibri fra i poteri. Non è un caso che nella Costituzione la parte sul riconoscimento e la tutela di tali diritti, preceda quella sui poteri e l’organizzazione dello Stato: senza i primi non può esservi una declinazione democratica dei secondi.
E’ favorevole all’introduzione del reddito di cittadinanza?
Si può discutere sulle forme ma è innegabile che una società fondata, ormai, sulle diseguaglianze e sul tramonto del lavoro come fonte di reddito ed emancipazione sociale non possa fare a meno di misure redistributive della ricchezza, che garantiscano, almeno, la dignità, quando sia tanto pervicacemente inibito il diritto al futuro.
E per quando auspica il ritorno al voto? A settembre, dopo il referendum?
Non appena ci sarà una nuova legge elettorale, auspicabilmente ispirata ai principi di cui parlavo sopra, che dia cioè valore alle scelte popolari e spazio ai suoi migliori rappresentanti, non ai più servili vassalli del leader di turno o di altri poteri che ne siano espressione. Però, a meno di una vittoria del Sì al referendum sull’abrogazione del Jobs Act, o di altri scossoni politici, temo non si tornerà a votare prima del prossimo autunno, se non nel 2018.
A livello nazionale il Pd perde consensi e il M5S non sembra approfittare del governo Gentiloni vedendo come si è impantanato a Roma con la sindaca Virginia Raggi: sembrano due soggetti in forte crisi. Pensa che alle prossime elezioni nazionali ci sarà un alto tasso di astensionismo? La gente ormai non è del tutto sfiduciata nei confronti delle istituzioni?
Dipende da quanto i cittadini penseranno di poter contare con il prossimo voto politico: se si continuerà a reiterare modelli politici ed elettorali di mera ratifica o investitura di governi preconfezionati e candidati opachi, o che brillano solo per l’altissimo tasso di “fedeltà al capo”, ma il cui valore o passione civile e politica restano ignoti, l’astensionismo non potrà che aumentare.
Per Lei c’è spazio per la nascita di un nuovo soggetto, a sinistra, alternativo sia al Pd che al M5S capace di dare la speranza di cambiamento ai cittadini?
La politica non sopporta vuoti, e in questo momento, più che mai, un soggetto che sapesse interpretare la “fame” di diritti, la volontà di partecipazione attiva dei cittadini e selezionare una classe dirigente all’altezza del Paese, avrebbe praterie aperte davanti a sé.
Che pensa della prospettiva dell’ex sindaco di Milano, Pisapia, di un “campo progressista” capace di dialogare col Pd e far nascere un nuovo centrosinistra nel Paese? I Comitati del NO possono essere attratti da tale progetto?
Prima di parlare di progetti, bisogna guardare alla credibilità di chi li propone e agli obiettivi politici reali, quelli, ancora una volta, calibrati sulla riconquista dei diritti, più che sulle strategie di potere. Non è dalla sommatoria di tanti che può nascere una nuova sinistra larga, nei consensi, prima ancora che nel nome, ma dal coraggio di rilanciare battaglie innovative e decise contro un’ideologia – il “turboliberismo” – che ha decapitato libertà e diritti, in nome di un fantomatico progresso materiale, riuscendo solo a distribuire ricchezza per pochi e miseria per tanti. Il declino dello Stato democratico e di diritto è iniziato da lì. Non vedo in quel campo, ancora (forse), tale coraggio.
Infine, qual è il rapporto coi partiti e volti storici della sinistra classica? Non è giunta l’ora che emergano nuove forze dalla società civile?
E’ un rapporto di rispetto, ma critico. Siamo tutti consapevoli dei limiti del modello partito che si è sviluppato a dispetto del “metodo democratico” sancito in Costituzione, e delle responsabilità di chi quel modello minimo e ipocritamente insofferente a ogni regolamentazione conforme a Costituzione. Quanto alla società civile, il salto di qualità sta nell’annullare la separazione fra società civile e società politica: la democrazia partecipativa impone un impegno costante di tutti e la fine della delega di potere in bianco che metta nelle mani di pochi le decisioni sul futuro di tanti. Penso sia già emersa una forte volontà di partecipazione, che può convogliarsi in una nuova stagione di attivismo politico, ma serve, adesso, dimostrare di saperla coniugare con un altrettanto grande senso di responsabilità. Sono processi che richiedono tempo e impegno da parte di tutti. Eppure, mai come adesso, è necessario che questo salto di qualità si realizzi.
Adesso Lei è in procinto di partorire ma è proprio sicura che, nei prossimi mesi, non sarà interessata a “scendere in campo”? In molti sembrano volerla tirare per la giacchetta…
Sono già scesa in campo. E nel modo, credo, più libero e utile a quella res publica a cui teniamo in tanti, senza paura di definirci indomabili, quanto pragmatici, idealisti. Perché, vede, non c’è niente di più innovativo e rivoluzionario di un ideale, di un impegno condiviso e portato avanti da tanti per cambiare il corso degli eventi e – a volte – della Storia di un Paese. Questo referendum lo ha dimostrato contro ogni previsione. Noi cercheremo di trasformare questa vittoria in un nuovo inizio per la “discesa in campo” non di singoli leader, ma dei cittadini tutti, i veri protagonisti di questa vittoria e gli unici che possono animare, insieme, una nuova stagione politica. Saranno loro, devono essere loro a sceglierne i volti e gli obiettivi che vi daranno corpo e concretezza.
MicroMega online, 28 Dicembre 2016
Fonte: http://www.libertaegiustizia.it/2016/12/30/anna-falcone-ne-pd-ne-m5s-esiste-un-nuovo-spazio-politico-che-nasce-dal-basso-e-dalla-societa-civile/
Altro che elezioni anticipate: Renzi Berlusconi e Mattarella vogliono Gentiloni fino al 2018
Perché Silvio Berlusconi afferma che non ha alcuna fretta di andare al voto? Perché anche il Partito Democratico, nonostante le parole di Renzi di domenica scorsa sul Mattarellum, rinvia la discussione sulla riforma sulla legge elettorale a dopo il pronunciamento della Consulta? C’è un motivo che lega le risposte a questi due interrogativi. Un motivo rigorosamente ‘top secret’, di quelli che ufficialmente nessun politico – almeno di Pd e Forza Italia – ammetterà mai.
I sondaggi riservati, quelli che non appaiono sui media ma che restano nelle segreterie dei partiti danno risultati “altamente preoccupanti“. Ovviamente preoccupanti per Renzi, Berlusconi, il presidente Mattarella e le istituzioni europee. Il Movimento 5 Stelle, nonostante la tempesta sulla giunta capitolina di Virginia Raggi, viene dato nettamente come primo partito ben oltre il 30% mentre la Lega di Matteo Salvini sarebbe balzata dopo il No al referendum costituzionale oltre il 15% e, insieme a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, supererebbe addirittura il 20%. Il tutto con il Pd sotto il 30% e Forza Italia tornata al 10 (se non meno).
Altro che legge elettorale “omogenea“, come ripete il Capo dello Stato, o crisi del sistema bancario, il vero motivo per cui i partiti principali hanno deciso di ritardare il più possibile il ritorno alle urne è l’avanzata fortissima delle due forze di opposizione al sistema. Un timore condiviso anche dal presidente della Repubblica, dall’Unione europea e dalla Banca Centrale Europea. Ed ecco che il governo Gentiloni, da esecutivo elettorale e a tempo, acquisisce sempre più i connotati di un’esperienza che potrebbe realmente durare fino al termine della legislatura, previsto nel 2018.
(tratto da Affaritaliani.it)
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Fonte: https://iltalebano.com/2016/12/21/altro-che-elezioni-anticipate-renzi-berlusconi-e-mattarella-vogliono-gentiloni-fino-al-2018/
Austerlitz, turisti della memoria
Sergei Loznitsa lo scorso settembre ha portato per la seconda volta un suo documentario nel Fuori Concorso a Venezia. Austerlitz è un film in bianco e nero ma non è un film d’archivio, torna a ragionare sul ruolo politico della memoria scompaginando i luoghi comuni dell’Europa contemporanea sempre più pericolosamente incapace di pensare e di sentire oltre che di ricordare. Come già in passato Loznitsa costruisce per le immagini una struttura rigorosa, una forma fatta di scelte e tagli essenziali, … Continua
L'articolo Austerlitz, turisti della memoria è stato pubblicato su il manifesto.
Fonte: http://ilmanifesto.info/austerlitz-turisti-della-memoria/
Sì al licenziamento per profitto? Tanto per rumore per nulla dopo la Cassazione
E’ legittimo il licenziamento di un lavoratore motivato dall’azienda con l’intento di realizzare “una organizzazione più conveniente per un incremento del profitto”. Lo ha stabilito la Sezione Lavoro della Suprema Corte di Cassazione.
Ovviamente la motivazione farà discutere, tanto per l’incorreggibile tendenza al “buonismo’’ nell’affrontare questi problemi, quanto per la facile demagogia evocata dalla parola ‘’profitto’’ e sia per il fatto che la sentenza ha capovolto il giudizio della Corte di Appello di Firenze che non aveva riconosciuto, nella fattispecie, un valido motivo oggettivo.
Eppure, la sentenza della Suprema Corte non fa una grinza; e non ha nulla da spartire con le modifiche introdotte nella disciplina del recesso dal rapporto di lavoro sia dalla legge n.92/2012 (la riforma Fornero del mercato del lavoro), sia dal dlgs n.23/2015 che ha introdotto il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Diciamo di più.
Se anche l’11 gennaio prossimo i giudici delle leggi dichiarassero l’ammissibilità del quesito referendario sull’articolo 18 e l’elettorato si pronunciasse in modo favorevole all’abrogazione delle recenti innovazioni legislative, la sentenza non sarebbe affatto fuori luogo, perché conforme non solo alla giurisprudenza consolidata, ma anche alla migliore dottrina.
Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo (o economico) è stato introdotto dalla legge n.604 del 1966 (che rappresentò una svolta in materia) ed è determinato “da ragioni inerenti all’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa’’. È evidente che ricorrere al licenziamento di un lavoratore per conseguire questi obiettivi significa anche perseguire una migliore efficienza produttiva e quindi un più solido profitto (che non è lo “sterco del diavolo’’ ma il fine perseguito dall’impresa).
Il giudice è tenuto ad accertare l’effettiva soppressione di una posizione lavorativa all’interno dell’azienda, ma, in forza del principio di libertà dell’iniziativa economica privata di cui all’articolo 41 Cost., le scelte di gestione dell’imprenditore non sono sindacabili, ma soltanto verificabili nella loro concreta attuazione. E quindi il giudice non può valutare la convenienza economica o l’indispensabilità della ristrutturazione e della riconversione che restano nell’esclusiva discrezionalità organizzativa del datore.
In sostanza, è quanto la Suprema Corte ha ribadito nella sentenza.
Fonte: http://formiche.net/2016/12/31/si-al-licenziamento-per-profitto-tanto-per-rumore-per-nulla-dopo-la-cassazione/
Sondaggio Skuola.net e Radio 24: il 35% dei ragazzi indeciso sulla scelta, 1 su 4 non ha fatto attività orientamento. Al Sud 36% di istituti inadempienti.
Al via il 16 gennaio le iscrizioni a scuola e per i ragazzi di terza media non è facile scegliere, fra i tanti licei, istituti tecnici e professionali, decidere cosa fare da grande, mentre mamma e papà caricano la scelta di ansie spesso anche un po’ eccessive. Dunque è il momento di chiarirsi le idee come si capisce molto bene dalla girandola di open day che le famiglie stanno affrontando in questo periodo.
Sabato 31 dicembre alle 11.00 su Radio 24 Maria Piera Ceci aiuterà genitori e figli a capire come orientarsi nella scelta della scuola superiore. Dove prendere le informazioni sugli istituti e quali considerazioni è meglio fare con i propri figli. Tra gli ospiti anche il professore e cantautore Roberto Vecchioni, lo scrittore ed insegnante Alessandro D’Avenia, i ragazzi di Radio Immaginaria, Marina Ciavarella, della scuola media Monteverdi di Milano, risultata la migliore nel saper orientare i ragazzi verso le superiori, Marco Ferrari, vicepreside del liceo Malpighi di Bologna e finalista agli Oscar degli insegnanti. Ospite di Radio 24 anche Daniele Grassucci di Skuola.net con cui è stato effettuato il sondaggio tra i ragazzi di terza media che devono scegliere il loro futuro.
Secondo il sondaggio realizzato da Skuola.net, con la collaborazione di Radio 24, il 35 per cento dei ragazzi è ancora indeciso sulla scuola da scegliere, 1 su 4 non ha mai fatto attività di orientamento. Particolarmente negligenti le scuole al sud, dove si registra un picco del 36 per cento di istituti inadempienti. Molto meglio invece al nord, dove solo l’11 per cento è stato carente nelle attività di orientamento. Tra gli studenti che hanno fatto attività di orientamento, risulta molto soddisfatto solo il 40 per cento, il 44 per cento ha invece ancora dubbi, il 15 per cento si dice totalmente insoddisfatto. La maggioranza appare più orientata verso il liceo (65%), scelta preferita dalle ragazze (tra loro il dato sale al 72%). In generale si sceglie per lo più la scuola per interesse (42%), pensando già all’università (19%) o agli sbocchi lavorativi (16%).
Studenti che sembrano avere già le idee piuttosto chiare sul loro futuro. Il 58 per cento dei ragazzi che hanno partecipato al sondaggio dicono di sapere già cosa fare da grande e più del 90% si dice consapevole che la scelta della scuola superiore abbia un ruolo importante per il futuro lavorativo. L’85% pensa che fare l’università sia ancora importante per trovare occupazione.
In linea con i risultati del sondaggio dello scorso anno, in tanti non nascondono la loro ansia per il futuro. 7 ragazzi su 10 temono di non riuscire a trovare lavoro dopo gli studi (27% molto, 45% un po’). E molti si dicono disponibili a “togliersi dai piedi”, per ricordare un’infelice uscita del ministro del lavoro Giuliano Poletti.Quasi il 70 per cento infatti si dichiara disponibile a studiare o a lavorare all’estero dopo diploma o laurea: il 28% è deciso, il 41% lo considera una possibilità.
Fonte: http://www.lindipendenzanuova.com/sondaggio-skuola-net-e-radio-24-il-35-dei-ragazzi-indeciso-sulla-scelta-1-su-4-non-ha-fatto-attivita-orientamento-al-sud-36-di-istituti-inadempienti/
LA SERIE B DELLE SQUADRA CAMPANE : VITTORIA PER BENEVENTO E SALERNITANA .SOLO UN PARI PER L’AVELLINO .
L’ultima giornata del 2016 del Campionato di Serie B , si conclude in modo positivo per le squadre campane .In particolare , ottime le prove di Benevento e Salernitana che terminano l’anno solare con una vittoria ,mentre soltanto pari esterno per l’Avellino . Il Benevento approfitta dell’1-1 a Bari della Spal nell’anticipo e agguanta il 3° posto grazie all’1-0 a spese del Pisa grazie alle rete al 31’ minuto di Cisse . Gli uomini di Sacchi agganciano la terza piazza e si portano a meno 2 punti dal Frosinone (caduto a Vercelli con il risultato di 2-0 ) ed a 5 lunghezze dalla capolista Verona, che ha consolidato la prima posizione grazie al netto successo (3-0) contro il Cesena . Anche la Salernitana fa il suo e conclude in modo positivo l’anno solare : importantissima la vittoria contro il Perugia (risultato di 2-1) grazie alle reti di Donnarumma e Coda che regalano i tre punti alla squadra di Bollini , che interrompe la striscia negativa di due sconfitte consecutive , raggiungendo così la 15° posizione ed allontanandosi dalla zona retrocessione . Chi invece resta coinvolto nella bagarre per la salvezza è l’Avellino : la banda di Walter Novellino strappa un buon punto in casa del Latina , salendo a quota 21 punti in classifica . Negli altri risultati , spiccano le vittorie del Novara e del Cittadella (entrambe terminate con il risultato di 2-1 ) e dell’Ascoli che espugna lo stadio della Ternana , grazie alle rete Favalli al 57’ minuto ; infine pareggio senza reti tra Trapani e Brescia . Ottimo sin qui , il cammino del Benevento che lotta per un posto in Serie A , insieme a club di spessore come Frosinone e Verona ; la Salernitana naviga in acque tranquille mentre difficile ma non impossibile è la situazione dell’Avellino che ha bisogno di punti per risalire la classifica .
Fonte: http://www.linkabile.it/la-serie-b-delle-squadra-campane-vittoria-per-benevento-e-salernitana-solo-un-pari-per-lavellino/
Le 10 notizie più cliccate del 2016
Fonte: http://notizie.delmondo.info/2016/12/31/le-10-notizie-piu-cliccate-del-2016/
Governo. Olivero: “grato per la conferma a viceministro dell’Agricoltura. Mi impegnerò per portare a termine i provvedimenti avviati”
“Sono onorato per la fiducia riposta in me dal Presidente Gentiloni, che mi ha confermato in un ruolo complesso e impegnativo. Ringrazio anche il ministro Maurizio Martina, con il quale ho lavorato in questi anni con la massima collaborazione” ha dichiarato il senatore Andrea Olivero confermato nel ruolo di Viceministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali dal Consiglio dei Ministri di questa mattina, su proposta del premier. Olivero, insegnante e già presidente provinciale e poi nazionale delle ACLI, ha 46 anni e vive a Cuneo. Ha ricoperto l’ incarico di viceministro all’Agricoltura anche nel governo precedente, a partire dal marzo 2014, ed è stato protagonista in questi anni di molte delle riforme portate avanti dal dicastero guidato dal Ministro Martina, a partire dalla legge sull’Agricoltura Sociale e quella contro lo spreco alimentare, fino al Testo Unico della Vite e del Vino, approvato il mese scorso. “Continuerò a svolgere il mio lavoro con la massima dedizione ed impegno, avendo l’obiettivo di portare a termine, nell’ormai breve tempo che ci separa dalle elezioni politiche, i provvedimenti per semplificare le norme del settore agricolo, per riorganizzare settori importanti come quello forestale e del biologico, per dare piena attuazione a norme di civiltà come l’agricoltura sociale e la riduzione dello spreco alimentare. Saranno mesi impegnativi: dovrò tenere insieme la cura del mio collegio con quella del governo, ma con l’esperienza maturata sono sicuro di poter fare un buon servizio alla nostra comunità”. “Voglio infine ringraziare il gruppo di Democrazia Solidale al quale appartengo e che ha confermato la fiducia nella mia persona” – conclude Olivero – “Continuerò a impegnarmi con il colleghi parlamentari e con i simpatizzanti di Democrazia Solidale per una proposta politica innovativa e vincente nell’ambito del centrosinistra”.
L'articolo Governo. Olivero: “grato per la conferma a viceministro dell’Agricoltura. Mi impegnerò per portare a termine i provvedimenti avviati” sembra essere il primo su Andrea Olivero.
Fonte: http://www.andreaolivero.it/governo-olivero-grato-per-la-conferma-viceministro-dellagricoltura-mi-impegnero-per-portare-termine-provvedimenti-avviati/
Cenone a casa nel segno della tradizione
Nel mondo ci si appresta a salutare il nuovo anno e nel Belpaese non mancheranno i tradizionali cenoni di fine anno. Secondo i dati di un’indagine di Confesercenti e SWG, per il cenone di fine anno si spenderanno complessivamente 2,6 miliardi di euro. Il 71% degli italiani farà la cena in una casa, con una lieve flessione rispetto al 2015 (74%). In leggera crescita, dunque, i festeggiamenti nei ristoranti, nei pub e nelle discoteche: 5,7 milioni di persone scelgono di brindare al 2017 in un locale, il 13% degli italiani, rispetto al 9% dell’anno passato.
La tradizione e i prodotti italiani la faranno da padroni. Lenticchie e cotechino saranno presenti su gran parte delle tavole italiane, mentre abbondante sarà anche la presenza di pesce, sempre più del Mediterraneo rispetto agli anni passati. La scelta del vino per il cenone ricade sul bianco, mentre immancabili le bollicine italiane per brindare al nuovo anno.
Sulle tavole italiane non poteva mancare la solidarietà: un italiano su quattro ha scelto di acquistare prodotti provenienti dalle zone colpite dal terremoto aiutando così le imprese in difficoltà.
Fonte: http://www.unita.tv/focus/cenone-a-casa-nel-segno-della-tradizione/
“Un uomo finito”. Mentana violento, ministro umiliato: ecco come lo punisce / Guarda
“Un uomo finito”. Mentana violento, ministro umiliato: ecco come lo punisce / Guarda
Enrico Mentana su Giuliano Poletti: “La sua sorte è segnata”
Sul caso che ha travolto il ministro Giuliano Poletti, che si è detto ben contento che alcuni giovani italiani vadano all’estero, ora dice la sua anche Enrico Mentana. Il direttore del TgLa7 si esprime su Facebook, come di consuetudine, e in buona sostanza afferma che per Poletti è finita. Kaputt. Tabula rasa. Adios. “Credo che la sorte del ministro Poletti – scrive Mentana – sia segnata dopo le due improvvide uscite sulle elezioni anticipate per evitare il referendum sul jobs act e sul sollievo per il paese di non avere tra i piedi i tanti giovani che vanno a cercar fortuna all’estro. Quasi impossibile resistere agli effetti di così grossolani errori politici”, profetizza Mitraglietta. Poi, il direttore, ne ha anche per Roberto Speranza, il capogruppo del Pd recentemente accusato di avere la “faccia come il culo” dal compagno di partito Roberto Giachetti. “Ma che nel giorno della mozione di sfiducia presentata da molte forze di opposizione – riprende Mentana -, il capo della minoranza Pd Speranza gli scriva una lettera aperta aut-aut (o cambia subito la norma sui voucher o ‘questo sì che varrebbe la sfiducia’) ha un che di maramaldesco. Se Poletti cancella i voucher tutto è scusato? E viceversa se tiene il punto le gaffes tornano imperdonabili?”, conclude Mentana.
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Leia o Leila già ci manchi
Il lato oscuro non le è mai mancato e in parte lo abbiamo scoperto leggendo il romanzo semi autobiografico da cui è stato tratto il film Cartoline dall’inferno di Mike Nichols con Meryl Streep e Shirley MacLaine. Carrie Fisher se n’è andata poco dopo Natale, seguita dalla madre, l’attrice Debbie Reynolds che non ha retto al dolore. Madre e figlia, con un rapporto tormentato, raccontato dalla stessa Fisher nel suo libro e chiosato dai rotocalchi americani.
La Principessa Leia in Italia è sempre stata Leila, da Guerre Stellari all’Impero colpisce ancora e soltanto nel capitolo VII Star Wars: il risveglio della forza è diventata Leia, come nella versione originale di George Lucas. Una ragazza degli anni ’70, ben piantata nel suo contesto reale di un’America ribelle e dal passato democratico, ma che per tutta la vita ha dovuto rispondere al mito che l’ha ingabbiata. Una principessa stellare per tutti noi, che aveva come alleati un ragazzino bellissimo del suo stesso sangue, un misterioso e affascinante avventuriero che in sè portava il senso della solitudine e una creatura pelosa, buffa e irascibile. La foto qui sotto racconta tantissimo di questa ragazza normale, impegnata in un ruolo più grande di lei; fotografata in una pausa sul set di Guerre stellari, con la borsa di cuoio appesa sulla sedia, che tradisce la normalità e la generazione della principessa spaziale.
La vita tormentata, i matrimoni complicati, l’alcool, le droghe sembravano un problema di poco conto per una donna abituata a guidare l’Alleanza Ribelle e con una situazione famigliare, costruita dalla mente geniale di George Lucas, più intricata di un rebus enigmistico. Ci aveva commosso in quell’abbraccio con Han Solo, Harrison Ford, nel Capitolo VII, ma dovremmo rivederla nel Capitolo VIII, l’ultimo film che la vedrà ancora nel cast di Guerre Stellari.
E però non è giusto rinchiudere Carrie Fisher soltanto nella saga di Lucas. Anche perchè fu davvero indimenticabile nei panni della ex-fidanzata super vendicativa di John Belushi in The Blues Brothers: celebre la scena delle scuse inventate da Jake “Ti prego, ti prego, non mi uccidere. Ti prego baby, lo sai che ti amo. Non avrei mai voluto lasciarti, non è stata colpa mia. Non ti ho tradita, dico sul serio. Ero rimasto senza benzina, avevo una gomma a terra, non avevo i soldi per prendere il taxi, la tintoria non mi aveva portato il tight, c’era il funerale di mia madre, era crollata la casa, c’è stato un terremoto, una tremenda inondazione, le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!”
Tanti titoli nella sua filmografia, da Hannah e le sue sorelle di Woody Allen a Harry ti presento Sally di Rob Reiner, più diversi copioni scritti da co-sceneggiatrice, come per Hook-Capitan Uncino accanto a Steven Spielberg, in cui lei aveva anche una parte da attrice.
Chissà in quanti film avremmo potuto vederla ancora.
Fai buon viaggio Principessa e continua a camminare tra le stelle.
Fonte: http://bbb.radiopopolare.it/2016/12/leia-o-leila-gia-ci-manchi/
Patti Smith: i settant’anni della sacerdotessa del rock
Chicago, 30 dicembre 1946, nasceva Patricia Lee Smith, per tutti semplicemente Patti. Poetessa eccelsa e straordinaria cantante, rivoluziona il mondo della musica mondiale e trova sempre il modo di stupire i fan. Patti Smith è un mito vivente, come lo sono stati i suoi colleghi Janis Joplin e Jim Morrison per citarne due, e come lo è il suo grande amico Bob Dylan, fresco vincitore del Nobel per la letteratura. E a Stoccolma, l’ex ragazza fragile dalla voce graffiante e rabbiosa c’era. Sono passati anni dal loro primo incontro, avvenuto in un camerino dopo un concerto. Bob Dylan che le dice: “ci sono poeti da queste parti”? E Patti che lo spiazza rispondendo:”non mi piace più la poesia, la poesia fa schifo“. A Stoccolma il suo mentore non si è presentato a ritirare il premio, ma lei era lì. È salita sul palco gracile più che mai, con il peso dei suoi anni e della sua vita vorticosa, i capelli bianchi e tanta tanta commozione. Ha scelto di cantare “It’s a hard rain”, ma il pianto le premeva agli angoli degli occhi e non ha saputo trattenerlo. Con l’umiltà che solo i grandi come lei hanno, si è rivolta ai presenti :” scusate, sono nervosa. Posso ricominciare?”.
D’altronde, Patti Smith è sempre stata una persona di una spiccata sensibilità, e non solo artistica. Basti pensare che da bambina piangeva sentendo cantare Maria Callas. In questi settant’anni Patti ha conosciuto il mondo, la strada, quella vera. Prima di essere assunta come commessa in una libreria, la “pasionaria” si è arrangiata come ha potuto quando. Era sola e ragazza madre. Ha dormito in stazione, negli androni dei palazzi e all’aperto. Ossessionata da Rimbaud, in una intervista dichiara: “Rimbaud rappresenta il cuore della giovinezza ed è il cuore della curiosità, dell’entusiasmo e di una mente elevata. Il suo spirito è ovunque, è qui proprio ora, è nelle nostre mani”. Trova occupazione in fabbrica, e di quel ricordo dice:” in fabbrica lavoravo con un gruppo di donne bisbetiche e analfabete, mi lasciai tormentare in suo nome, nel nome di Rimbaud; col sospetto che fossi una comunista, poiché leggevo un libro in lingua straniera, mi avevano minacciata nei gabinetti esortandomi a sconfessarlo. Era in quell’atmosfera che ribollivo. Era per lui che scrivevo e sognavo. Divenne il mio arcangelo; seppe liberarmi dagli orrori quotidiani della vita in fabbrica”.(fonte La Repubblica ). Patti Smith è una combattente, una che si è rimbocca sempre le maniche. Anti Diva per eccellenza, e persona curiosa e colta, ancora studia e scrive, vive per quello. Conosciuta dalla maggior parte delle persone per la fantastica “Because The Night“, scritta insieme a Bruce Springsteen, oppure per “People Have The Power“, Patti Smith ha composto e cantato capolavori indimenticabili come “Horses“, “Gloria“, “Elegie“, Trampin e molte altre. Ha al suo attivo molte pubblicazioni, il suo ultimo libro “M Train” è un’autobiografia, segue “Just Kids” uscito nel 2015.
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Fonte: http://www.ultimavoce.it/patti-smith-70-anni-della/
Lettera ad Avvenire: Educare a una coscienza costituzionale
Caro direttore, con il referendum alla spalle, sine ira ac studio, si può convenire che la impropria politicizzazione della contesa ha concorso a esasperarne e ad alterarne il senso. Ciononostante, in uno spirito di pacificazione nazionale, merita rimarcare il lato positivo di un confronto che, al netto di tali forzature, ha concorso a fare della nostra Costituzione un oggetto di conoscenza e di discussione. Io ho sostenuto le ragioni del No. Ma dissento dall’idea, coltivata da qualche comitato del No, di sopravvivere all’appuntamento referendario, di immaginare una propria proiezione politica. Sarebbe un errore e una contraddizione.
Proprio il No ben motivato si ispirava a una idea della Costituzione come patto di convivenza, come la Regola comune nel quadro della quale possano e debbano convivere tutte le parti e tutti gli indirizzi politici. Di qui il dissenso di metodo, prima che di merito, su una grande riforma espressione di una contingente maggioranza di governo. Intendiamoci: la massima che mi ha guidato e che ho cercato di argomentare era condensata nello slogan nonbastaunNo. Mi spiego: quale che fosse il giudizio di merito sulla riforma, quale che fosse l’esito del referendum su di essa, su politici, uomini di cultura, educatori incombe ora il compito di coltivare e promuovere la «coscienza costituzionale». Essa, notava con finezza il vecchio Giuseppe Dossetti, è concetto ancor più pregnante e impegnativo di quello più noto proposto da Jurgen Habermas di «patriottismo costituzionale». Trattasi dell’appropriazione personale e collettiva del senso / valore della Legge fondamentale (così amano definirla i tedeschi) intesa come patrimonio di principi e di regole che presiedono alla vita dentro la «casa comune» che è la Repubblica.
Dunque, dopo il tempo dei politici e dei costituzionalisti, è il tempo degli uomini di cultura e delle agenzie educative. Ha fatto bene Luciano Corradini (“Avvenire” di venerdì 16 dicembre 20 16) a ricordare che una dimenticata legge dello Stato impegna la scuola a promuovere «conoscenze e competenze» relative a cittadinanza e Costituzione. Dalle rilevazioni risulta che, trai giovani, il No ha registrato una larga maggioranza. È verosimile che le ragioni siano soprattutto attinenti al loro disagio, a una condizione di precarietà e di incertezza circa il loro futuro, assai più che al merito della riforma. Resta il fatto che, specie nei loro confronti, si richieda di svolgere un’azione di lunga lena per instillare quella coscienza costituzionale della quale si diceva. Mi sovviene l’accorato appello ai giovani che proprio Dossetti levò nel 1994: «Vorrei dire ai giovani: non abbiate prevenzioni rispetto alla Costituzione del 1948 solo perché opera di una generazione ormai trascorsa (…).
Non lasciatevi influenzare da seduttori fin troppo interessati non a cambiare la Costituzione, ma a rifiutare ogni regola (…) e non lasciatevi influenzare da un rumore confuso di fondo che accompagna l’attuale dialogo nazionale. Perché semmai è proprio nei momenti di confusione e di transizione indistinta che le Costituzioni adempiono alla loro più vera funzione: cioè quella di essere per tutti punto di riferimento e chiarimento. Cercate quindi di conoscerla, di comprenderne in profondità i principi fondanti e quindi di farvela amica e compagna di strada».
Parole da, meditare con l’intento di ricucire le lacerazioni di ieri e di porre le basi per rinsaldare il patto di convivenza che ci tiene insieme oggi e domani.
Avvenire, 28 Dicembre 2016
(*) Deputato Pd e giornalista.
Fonte: http://www.libertaegiustizia.it/2016/12/30/dopo-referendum-educare-a-una-coscienza-costituzionale/
LEGALIZZARE LA FIGURA DELL’AMANTE PER SALVARE I MATRIMONI DI OGGI
Le corna in Italia stanno per diventare legali. E’ in dirittura d’arrivo un disegno di legge che ha come obiettivo la rimozione del’obbligo di fedeltà coniugale nel matrimonio, ponendo rimedio a una follia introdotta dalla legge Cirinnà sulle unioni civili: nel matrimonio tra omosessuali la fedeltà tra coniugi non è obbligatoria mentre in quello tra eterosessuali sì. L’eventuale approvazione del nuovo disegno di legge ristabilirebbe invece perlomeno la parità di trattamento e, dunque, il diritto di chiunque di essere (o di rendere) cornuto.
E’ l’ultimo atto della progressiva eliminazione dei doveri e delle responsabilità legate al matrimonio, che ha avuto un altro momento decisivo un paio di anni fa con l’introduzione del divorzio breve. Ed è evidente che un approccio politico di questo tipo, pensando di facilitare o ridurre le problematiche relative ai rapporti famigliari, in realtà non faccia altro che favorire la disgregazione della famiglia, non educando la popolazione al fatto che questa – per esser mantenuta in vita – richieda impegno e sacrificio. E una famiglia solida è essenziale per lo sviluppo di una società stabile.
Ad ogni modo oggi è così: siamo preda del desiderio e delle emozioni da soddisfare a tutti i costi. E’ il tipo di educazione che la società del consumo sfrenato ci ha lasciato in eredità e disintossicarsi da questa droga richiede tempo. Nel mentre, però, questo approccio sta sfasciando sempre più famiglie (gli ultimi dati certificano un boom di divorzi in Italia, + 57%) e una volta che la famiglia come istituzione sarà sfasciata le fondamenta della società saranno rase al suolo. Ecco perchè, comunque, bisogna pensare a qualcosa per preservare la famiglia.
La soluzione è data proprio da chi rappresenta il problema: gli amanti. La categoria che più maledizioni riceve insieme ad Ausiliari della Sosta e Agenzia delle Entrate. Oggi come oggi, forse, l’amante andrebbe legalizzato proprio come le corna che reca. Anzi, forse andrebbe proprio istituzionalizzato, riconoscendolo/a come parte integrante dell’equilibrio famigliare. Se la sedia non sta in piedi con due gambe, tanto vale sfruttare la terza.
Molte relazioni/matrimoni/famiglie oggi scoppiano infatti per via della lussuria. Ovvero per la ricerca all’esterno di quella passione che non si trova più nella coppia, che magari è più concentrata su casa, lavoro, conto in banca, figli. E la novità, si sa, ha vita facile contro la monotonia della quotidianità che, si sa, è antierotica per natura. Ma mandare a monte progetti di vita già avviati per debolezze di fronte alla carne o per disabitudine alle scocciature che un matrimonio comporta, è una cavolata. Specialmente quando di mezzo ci sono dei figli che – piaccia o no – da questi continui cambi di casacca famigliare vengono scombussolati.
Ci sono bambini che oggi chiedono alla mamma perchè loro hanno un papà solo e non possono averne due come i loro compagni di classe. Accade davvero nelle scuole elementari e fa capire quanti disordini mentali si stiano creando agli adulti del futuro. E l’allevamento e l’educazione dei bambini è e dovrebbe essere lo scopo primario di un matrimonio e di una famiglia. Non le emozioni e le passioni che vivono i rispettivi genitori perchè, per quelle, basta la coppia senza bisogno di spingersi fino a un sacro giuramento.
Perciò non c’è altra via oggi, in attesa che ci passino i bollori, che non arrabbiarsi troppo per un paio di corna. Declassificandole da peccato mortale a incidente di percorso. Ringraziando il terzo incomodo per farsi carico di quel pacchetto di attenzioni che sgrava il partner di una fatica che, evidentemente, in quel momento non ha voglia di fare e giudicandolo dunque non uno sfasciafamiglie ma il garante della vostra serenità. Legittimandone il lavoro ma confinandone il ruolo in un ambito istituzionale ben distinto da quello del partner ufficiale. Pensatelo come un leale accordo fra aziende, anche di diversa nazionalità se vi aggrada, per realizzare un determinato obiettivo, con divisione dei rischi e degli utili. Una bella joint venture perchè ormai i livelli di produttività richiesti dal mercato sono talmente esagerati che da soli non ce la potete mica fare.
Insomma, scindete il sesso dall’amore e mettetevi in testa che – se proprio non volete rinunciare alle tentazioni che il primo ci offre – perlomeno dovete avere l’intelligenza di evitare i contraccolpi sulle cose importanti che questo ci causa.
Vincenzo Sofo
Archiviato in:COME INTERPRETARE LA SOCIETA', Slide Tagged: corna, crisi di coppia, fedeltà, obbligo fedeltà coniugale, sesso e amore, statistiche divorzi, tradimento
Fonte: https://iltalebano.com/2016/12/21/legalizzare-la-figura-dellamante/
Piripù viaggia tra le quinte
Il kamishibai è una forma di narrazione che si svolge attraverso un teatrino di carta, da ripiegare comodamente in valigia, che i cantastorie giapponesi – spesso pedalando faticosamente in bicicletta – portavano con loro di paese in paese fermandosi lungo le strade e nelle piazze, tra gli anni Venti e Cinquanta, nell’immediato secondo dopoguerra. In realtà, la sua origine è antichissima: i primi teatrini in legno (butai, con dimensioni ridotte) cominciarono ad apparire nel Medioevo, realizzati dai monaci buddisti per … Continua
L'articolo Piripù viaggia tra le quinte è stato pubblicato su il manifesto.
Fonte: http://ilmanifesto.info/piripu-viaggia-tra-le-quinte/
venerdì 30 dicembre 2016
Cosa ha fatto nel 2016 l’Agenzia nazionale per i giovani
469 progetti approvati e il 100% delle risorse europee a disposizione investite. Sono questi i numeri che hanno caratterizzato il 2016 dell’Agenzia Nazionale per i Giovani (Ang), l’organismo di diritto pubblico sottoposto alla vigilanza di Palazzo Chigi istituito in Italia nel 2006 dopo una decisione in tal senso del Parlamento europeo e del Consiglio.
Ammontano a oltre 12 milioni di euro complessivi i fondi europei che sono stati direttamente impegnati in Italia attraverso il programma Erasmus+ su cui ha competenza l’Agenzia. Soldi che sono stati investiti in progetti per favorire le giovani generazioni attraverso attività di scambio, di volontariato europeo, di formazione e messa in rete di buone pratiche e partenariati strategici per l’innovazione, dice l’Agenzia. Oltre 1 milione di euro è stato destinato alle aree interne favorendo la partecipazione di giovani con minori opportunità.
Nel 2016 l’Ang – si legge in una nota per la stampa – ha anche partecipato alle attività connesse alla celebrazione dei 20 anni del servizio di volontariato europeo che ad oggi ha coinvolto oltre 100 mila giovani provenienti da tutti i Paesi membri dell’unione.
Ora Ang si prepara al nuovo anno con l’obiettivo di aumentare la propria capacità di penetrazione sul territorio per dare a tutti i giovani la possibilità di usufruire dei fondi messi a disposizione da Erasmus+. Anche a tal fine è già in lavorazione l’APP dell’Agenzia Nazionale per i Giovani che sarà ufficialmente lanciata nel 2017. “E’ il nuovo strumento di contatto che l’Agenzia Nazionale Giovani mette a disposizione dei ragazzi che intraprendono un’esperienza di mobilità in Europa – commenta il direttore generale Giacomo D’Arrigo – L’app, sviluppata per Android e iOS, presenta una sezione informativa dedicata alle attività dell’Ang e una sezione di contatto, attraverso la quale i ragazzi possono entrare in contatto tra loro, creando una rete di condivisione delle esperienze”.
Nel 2017 saranno oltre 13 milioni di euro i fondi europei che l’Ang gestirà direttamente attraverso Erasmus+.
Fonte: http://formiche.net/2016/12/30/agenzia-nazionale-giovani-bilancio-2016-progetti-2017/
I predatori dei partiti perduti. La chiamano pace o, se si preferisce, Unione europea
di CASSANDRA
A ben guardare, il nostro quadro politico, da Nord a Sud, somiglia a quello delle catacombe cristiane. Ci sono i “perseguitati”, quelli gettati nella fossa del leone con cinico senso di sopravvivenza politica, far fuori cioè le prime e le seconde fila della resistenza, da quella nobile alla manovalanza semplice, o dei disperati per mantenere la pax, garantendosi per sé e i propri “famigli” una rendita.
Ci sono i ribelli e ci sono quelli che sperano in qualche modo di risvegliare le coscienze. Il ruolo dei social network in questo è straordinario, così come dei blog, dell’informazione in rete. E’ un pullulare di esperienze neocatecumenali, dove non mancano i “busoni”, gli osservatori cioè retribuiti o meno che passano le loro giornate a guardare e leggere dal buco della serratura cosa scrivono i ribelli, i fuoriusciti, se tra quanto scrivono ci siano eresie e quante, e chi e quanti mi piace si postano sul web, un monitoraggio che ruba tempo a pensare magari, e perché no, a scrivere come uscire dalla crisi della politica, alla debacle della rappresentanza in cui sono piombati i partiti, predatori di speranze.
Ci sono infatti partiti ormai senza leader, e leader che il partito lo hanno perso, ci sono vuoti d’aria del pensiero politico, preoccupato più a escludere che ad allargare il tavolo del confronto.
La sinistra l’hanno spostata al centro, la destra l’hanno spostata al centro del gossip giudiziario, gli estremi sono una stampella percentuale elettorale, fino ad esaurimento delle scorte di magazzino. Prese le nomine, sistemati un po’ di uomini, a posto per una vita, succeda quel che succeda, una classe politica si è messa a posto. Si può poi sparire o cambiare nome.
Per quanto ci si sforzi di paragonare la nostra vita politica agli aggiornamenti di Microsoft, di informatizzare il linguaggio per offrire un linguaggio (s)figurato dell’evoluzione delle cose, si pensa di rappresentare qualcosa di nuovo rispetto al passato. E invece la tragedia è che si sa solo trasfigurare il passato. Ecco qua:
“Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove hanno fatto il deserto, quello lo chiamano pace”. Ovvero civiltà.
Diceva infatti il buon Tacito nella Vita di Agricola, raccontando la rivolta dei Britanni: “…concupiscunt, auferre trucidare rapes falsis nominibus imperium, atque ubi solitudinem faciunt, pacem appellant”.
La chiamano pace o, se si preferisce, Unione europea, o, se si preferisce, governo delle larghe intese, o altro ancora a seconda se si è vegetariani od onnivori. Ciascuno declini per la propria regione d’appartenenza ciò che come un pezzo di lego si sostituisce alla mistificazione della pace civile. Troverà partiti, volti, progetti chiamati democrazia. E tanto altro.
A volte, e chi stava nelle catacombe lo sapeva, essere ribelli e risvegliare le coscienze costava la vita. E così bisognava avere anche l’intelligenza di accogliere i lapsi, coloro che erano “scivolati” (participio latino che infatti vuol dire proprio questo). Per paura, per timore, avevano preferito adorare gli dei pagani.
Ma anche gli dei, prima o poi, vengono giù, dopo aver fatto il deserto e aver depredato. Forza, anche per i lapsi c’è una seconda possibilità, mica durano in eterno i predatori dei partiti perduti.
Fonte: http://www.lindipendenzanuova.com/i-predatori-dei-partiti-perduti-la-chiamano-pace-o-se-si-preferisce-unione-europea-2/